I
bambini sono normalmente molto socievoli e aperti alla scoperta fin da piccoli,
anche in realtà sono tantissimi coloro i quali presentano serie difficoltà a
relazionarsi e giocare con gli altri, fino a veri e propri disturbi della
socializzazione e del gioco infantile.
Molti sono
i bambini per i quali è difficile esprimere le proprie emozioni, in questo caso
una prima analisi riguarda il rapporto del bambino con la famiglia in primis
con le figure genitoriali di riferimento. L’insicurezza, il timore, paura ed
ansia sono tutte emozioni che scaturiscono perché genitori non hanno saputo
dare al proprio figlio un senso di accettazione, amore incondizionato e di
essere amato e desiderato nonostante i suoi limiti.
I bambini che hanno difficoltà a
socializzare e tendono a chiudersi in se stessi non sono solo quelli con
famiglie problematiche, come abusi o disagiati. SI tratta anche di piccoli
provenienti da ambienti normalissimi ma con genitori che incapaci di amare i
propri figli e dare loro quello di cui veramente avevano bisogni.
Questo si riversa
sulla capacità del bambino di esprimere il proprio mondo interiore soprattutto
dal punto di vista emotivo, incidendo poi sulle relazioni sociali che si
traducono in superficiali e povere.
Bambini che tendono
poi ad isolarsi, creandosi una sorta di mondo parallelo, luogo perfetto dove
rifugiarsi. Rimanendo passivi e sottomessi nei confronti degli altri. Studiando
vari casi si può affermare una tendenza ad ingigantire gli aspetti negativi
della realtà, con modalità di pensiero rigide e come l’uso ripetuto di alcune
parole oppure di auto-colpevolizzarsi: “nessuno mi vuole bene”, “non ne faccio
mai una buona”….
Influendo negativamente
sull’umore e a lungo andare consolidandosi nella percezione del se abituale.,
fino a veri e propri disturbi emozionali come ansia e depressione già in tenera
età.
La difficoltà di
espressione emotiva si ripercuote dunque sia nel contesto famigliare che in
ambito scolastico. Ci sono delle difficoltà oggettive del bambino, oltre a
quella di socializzare con i propri coetanei con provocazioni e prevaricazioni
sui compagni. Emerge anche la difficoltà di separarsi dai genitori. Difficoltà a rispettare
le regole, aggressività, iperattività. IL bambino tende sempre ad isolarsi, non
è curioso e di chiude in se stesso. Fino a veri e propri sintomi fisici, come
nausea, mal di stomaco ecc.
Intervenire è
possibile ma serve grande collaborazione da parte dei genitori per poter
Individuare i vissuti del bambino e andare alla radice del problema. Le
informazioni dai genitori insieme alla valutazione da parte di esperti potrebbe
essere un passo importante per capire come definire un piano concreto di trattamento
che possa essere davvero utile al bambino.
I problemi di socializzazione e insicurezza nei bambini potrebbero anche essere ricondotti ad una
vera e propria sindrome: La sindrome di Asperger è un tipo di Disturbo
Generalizzato dello Sviluppo – PDD . Questo comporta un ritardo nello sviluppo
di molte abilità, soprattutto su quelle di interazione e comunicazione.
Paragonabile all’autismo anche se con sostanziali
differenze. Nella Sindrome di Asperger, i soggetti hanno una qualità della vita
migliore rispetto ai bimbi con autismo. Con un normale assetto cognitivo, intelligenza
nella media e lo sviluppo del linguaggio quasi normale.
Presentano però difficoltà con le abilità
sociali, soprattutto nell’ interagire con gli altri e sono a disagio nelle
situazioni sociali. Bambini che non riescono a fare amicizia.
I bambini con la
sindrome di Asperger mettono in atto movimenti ripetitivi, come vestirsi
seguendo un ordine specifico. Hanno difficoltà a stabilire un contatto visivo
quando parlano con gli altri, oppure comprendere il linguaggio del corpo.
Generalmente i bimbi hanno interessi limitati, sviluppando una vera e propria ossessione
per alcune tematiche come animali, sport ecc. Il loro coordinamento motorio è
al quanti limitato infatti sembrano spesso goffi e poco agili. Hanno qualità innate,
infatti molto riescono in maniera eccellente in alcuni settori come la matematica.
Quale sia la causa della sindrome non è ancora stata
individuata, però in relazione alla casistica c’è una forte correlazione con il
fattore ereditario.
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